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Sostenibilità d’impresa vuol dire coniugare l’innovazione digitale anche da un punto di vista etico, giuridico, normativo, di diritti civili e di responsabilità sociale.
Il tema della sostenibilità e responsabilità sociale è atterrato sul tavolo dei board aziendali. Per generare valore le imprese si sono accorte che devono oggi rispondere a interessi che vengono sollevati in forma crescente da consumatori, regolatori e investitori. La sostenibilità si sta affermando come reale leva del business: perseguire questi obiettivi è la chiave di volta per essere competitivi e ottenere il consenso della clientela, del personale, dell’opinione pubblica e dei mercati. Brand, Reputazione, Responsabilità: è questo il triangolo su cui si gioca la sostenibilità aziendale.
Insomma, ci sono tutta una serie di interessi convergenti che rendono sempre più irrinunciabile avviare la trasformazione digitale basata su principi di sostenibilità. Ne consegue che la responsabilità sociale diventa un aspetto comunicativo molto importante. Non è un caso che, pur di apparire sostenibili, vi siano imprese, istituzioni ed enti che ricorrono ad azioni di greenwashing presentando le proprie attività come ecosostenibili occultandone l’impatto negativo.
Sostenibilità è diventato il paradigma dello sviluppo stesso e prefigura la realizzazione di ecosistemi equilibrati da un punto di vista ambientale, sociale ed economico. In questo senso vanno considerate tutta una serie di variabili che influiscono positivamente su tutti e tre i vettori: sostenibilità globale; impegno etico oltre gli obblighi di legge; forte orientamento al rapporto con gli stakeholder e comportamento manageriale responsabile.
Non esiste, purtroppo, uno standard unico per misurare le performance di sostenibilità digitale di un’azienda. È questo il motivo che ha fatto diventare la sostenibilità un terreno fertile al proliferare di claim etici, certificazioni e attestazioni aziendali, etichette, certificazioni e attestazioni di prodotto non sempre corrispondenti al vero. Un fenomeno che negli ultimi anni è letteralmente esploso, anche per l’interesse del mercato verso quelle che vengono percepite come patenti di credibilità e indici di buona reputazione.
Il percorso per accedere ai vantaggi generati dalla sostenibilità non è affatto banale. Non solo perché presuppone l’adozione di comportamenti coerenti con precisi standard di natura ambientale, sociale ed economica, ma perché occorre comprendere quale strumento, nella giungla di quelli esistenti, sia il più coerente per certificare il proprio business. Le attestazioni aziendali sono dichiarazioni volontarie o validate da enti terzi su performance di sostenibilità individuate dall’impresa come prioritarie ai fini della comunicazione ma non vengono misurate con regole e strumenti standard. Insomma, nell’ambito della comunicazione sostenibile esiste una grande discrezionalità, che le aziende non esitano ad esercitare.
L’attestazione aziendale per antonomasia è il Bilancio di Sostenibilità, Quest’ultimo rappresenta la certificazione di un profilo etico, l’elemento che legittima il ruolo di un’impresa agli occhi dei suoi stakeholder, un’occasione per affermare l’impresa come soggetto economico che, perseguendo il proprio interesse prevalente contribuisce a migliorare la qualità della vita da un punto di vista sociale ed economico.
Va comunque osservato che le certificazioni esistenti sono per lo più legate allo sviluppo prodotto e ai processi di produzione. Riferibili, quindi, in massima parte, alla riduzione dell’impatto ambientale e all’emissione di quote Co2. Più difficile, per le imprese, includere nella sostenibilità claim di tipo etico, sociale ed economico. Un terreno opaco, infatti, sul quale molte aziende esercitano un esercizio, consapevole o meno di greenwashing.
Tuttavia, registriamo un cambiamento molto profondo riguardo a tutte le voci che concorrono a definire un’impresa sostenibile. L’elemento determinante per una dichiarazione e comunicazione di sostenibilità e responsabilità si è esteso rapidamente a tutto ciò che attiene la protezione e il trattamento dei dati personali. Il che significa essere consapevoli e artefici delle modalità attraverso le quali si implementano le policy aziendali di data governance.
Come raggiungere obiettivi di sostenibilità digitale in tema di privacy e trattamento dei dati personali? Servono strumenti, metodologie e modelli operativi che possono contribuire ad accelerare la trasformazione digitale delle imprese rafforzandone gli indici di sostenibilità. È questa la visione da cui è nata ReD OPEN, la startup e spin-off partecipato dall’Università di Milano Bicocca che oggi continua a investire e operare per esercitare un’efficace azione di trasferimento tecnologico. Nonostante l’affermazione di un’economia “data driven” realizzare la transizione verso l’uso responsabile dei dati e dell’intelligenza artificiale è un tema sul quale, infatti, non esiste ancora un’adeguata consapevolezza e, dove esistono competenze, sono spesso molto frammentate e disperse.
Quale il fine ultimo di ReD OPEN? La creazione di una dimensione tecnologica, etica, giuridica ed economica, allineata in tutte le sue componenti, coerente con le sfide di un’economia digitale.
Molte imprese alimentano un volume di dati sempre più grande senza avere la benché minima consapevolezza di come questi possano o debbano essere gestiti, di quali sono i rischi a cui ci si espone, di quali possono essere gli effetti che possono derivare da un utilizzo non responsabile della materia prima, i dati, sulla quale si innescano tutte le nostre relazioni digitali. Ci si deve orientare verso un percorso di sostenibilità digitale.
Interpretare la data governance in un’ottica di sostenibilità rende possibile sviluppare un rapporto di fiducia con i clienti, che tendono a orientare l’acquisto verso aziende in grado di avere relazioni impostate sulla massima trasparenza nell’utilizzo dei dati personali. Si evitano allo stesso tempo misure sanzionatorie da parte degli organi di controllo e si crea un percorso virtuoso per trasferire maggiore valore a tutti gli stakeholder.
È da queste premesse che ReD OPEN, a due anni dalla sua fondazione, ha creato ReD OPEN FACTORY, il Center for Responsible Innovation di Red Open per la diffusione, co-creazione e co-progettazione sostenibile di regole, modelli e metodologie operative di data governance. La creazione della Factory consentirà di accelerare il trasferimento tecnologico alle imprese di strumenti, metodologie e know-how per realizzare la transizione verso l’uso responsabile dei dati e dell’intelligenza artificiale. Obiettivo è progettare e realizzare l’innovazione digitale secondo un principio di “Responsabilità by Design”.
Per ReD Open Factory sostenibilità d’impresa vuol dire coniugare modelli di business innovativi nella consapevolezza delle istanze che solleva il mondo digitale da un punto di vista etico, giuridico e normativo in tema di privacy e tutela dei diritti delle persone. Perseguire obiettivi di sostenibilità consapevole significa fare innovazione pensando a un modo responsabile, di essere e fare impresa digitale. Un’attitudine che comporta delle trasformazioni che non possono essere solo di prodotto e di processo ma anche, e soprattutto, culturali.
Gli obiettivi di Red Open Factory per una sostenibilità digitale
• Diffondere, comprendere e condividere competenze e know-how sull’uso responsabile dei dati e dell’intelligenza artificiale
• Sensibilizzare e facilitare l’adozione di processi innovativi di data governance e data protection all’interno delle imprese
• Stimolare la cultura partecipativa al ciclo di sviluppo dell’innovazione
• Definire e condividere nuovi modelli di business digitali nel rispett
o delle normative
• Trasformare la privacy in elemento di differenziazione e leva competitiva.
• Coinvolgere le aziende nella co-progettazione e co-produzione di regole, modelli, metodologie operative per una data governance sostenibile
Interessato ad avere informazioni su ReD OPEN FACTORY? Compila il modulo e ti risponderemo al più presto!