Nelle scorse settimane vi abbiamo presentato diAry – Digital Arianna, l’app di contact tracing “privacy by design”: non richiede dati personali, non comunica a terzi le informazioni acquisite e queste sono salvate in locale, sul dispositivo dell’utente. Oggi vi raccontiamo come sta evolvendo, sempre puntando su responsabilità e autonomia dell’utente.
Esistono due modelli di contact tracing: uno centralizzato e uno decentralizzato. Nel primo caso, ogni dispositivo genera un codice identificativo, e trasmette ad un server l’elenco degli identificativi con cui è entrato in contatto nella finestra di tempo prestabilita. In questo modo, qualora ce ne fosse bisogno, il server potrà notificare a tutti i dispositivi il fatto di essere entrati in contatto con una persona che si è poi rivelata positiva.
Nel modello decentralizzato il dispositivo invia solo il proprio identificativo al server, e sui dispositivi degli altri utenti che utilizzano l’applicazione, scaricando dal server l’elenco degli identificativi, verrà effettuato un confronto che potrà portare alla comunicazione di essere entrati in contatto con un potenziale positivo.
Il presupposto, in entrambi i casi, è che gli identificativi siano associati a persone che hanno contratto il virus – anche solo potenzialmente – da parte di un’autorità sanitaria.
La versione 0.1.3. di diAry, rilasciata nelle ultime settimane, ha una nuova funzionalità, essenziale per monitorare la diffusione dei contagi, e che in futuro potrà consentire a diAry di interagire con le altre app di contact tracing.
Si tratta di “Call to action”: basata sul modello decentralizzato, tale funzionalità consente all’utente di incrociare i dati dei suoi campionamenti delle ultime due settimane con i registri, messi a disposizione dall’autorità sanitaria, relativi alle zone in cui l’utente è stato campionato almeno una volta.
L’utente, in piena autonomia, deciderà se confrontare o meno i propri spostamenti con i registri sanitari, senza notifiche, senza procedimenti automatici e senza che le proprie informazioni vengano acquisite da alcun ente.
L’uso consapevole dell’applicazione permetterà di risalire ad eventuali contatti con persone contagiate, senza però incorrere in diagnosi automatiche di una potenziale positività al virus. Infatti, se l’utente rileverà delle congruenze tra i suoi campionamenti e i registri delle persone positive visibili dalla call to action, potrà fare un tampone, esattamente come previsto per chi ha avuto contatti con persone contagiate, e solo se risulterà positivo sarà inserito nel registro dell’autorità sanitaria.
La consapevolezza nell’uso di strumenti digitali è sempre più un elemento di garanzia del funzionamento ottimale degli stessi, e la responsabilità degli utenti è un elemento imprescindibile nel complicato processo di monitoraggio dell’epidemia in cui si inseriscono, come strumento di supporto, le app di contact tracing.